Ho scritto Sinfonia Artificiale perché mancava un metodo per orchestrare più AI

Lavoro con l’intelligenza artificiale generativa da quando è arrivata, e c’è una cosa che mi disturba: la sua plausibilità. L’AI non sembra sbagliare mai. Restituisce testi corretti, ordinati, completi. La forma è perfetta, ma spesso è un guscio senza pensiero, e il rischio sta qui: nella capacità di restituire risposte che sembrano soluzioni.

Vedo alcuni professionisti che delegano anche il giudizio, non solo l’esecuzione. Progetti costruiti su verità apparenti: convincenti, coerenti, arbitrarie, neutrali. Iniziano a ragionare con l’output e non con quello che sanno. Manca un metodo per governare la macchina senza farsi governare.

Lavorando in trincea, ho riconosciuto qualcosa. Quando mettevo più AI a confronto, le facevo discutere, sfidavo ogni output prima di accettarlo, stavo applicando una postura dirigenziale. Non interrogavo le macchine, le dirigevo. Come un direttore d’orchestra. Quella postura aveva una struttura replicabile. Era un metodo.

La metafora del Direttore d’Orchestra è emersa da lì. Un direttore non scrive le partiture, non suona gli strumenti, ma senza di lui l’orchestra non suona. O, peggio, suona a caso. Quel ruolo descriveva quello che serviva: una regia che governasse l’AI. Così è nato Sinfonia Artificiale, un manuale operativo che formalizza il Protocollo delle 3C. Compare, Challenge, Curate. Tre fasi che traducono quella postura dirigenziale in azioni concrete: far emergere prospettive diverse sullo stesso problema, mettere in crisi ciò che è stato costruito per vedere se regge davvero, decidere con giudizio umano cosa resta e cosa si butta via.

Sinfonia Artificiale è per chi lavora con l’AI, senza formule magiche o liste di prompt precotti. Per chi vuole restare autore. Produrre meglio, non più in fretta. Curare il lavoro con intelligenza che confronta, sfida, cura e decide.

Il libro è disponibile su Amazon, rilegato in copertina rigida e versione eBook, scaricabile gratuitamente per gli abbonati Kindle Unlimited. Se lo leggete e vi viene da dire qualcosa, scrivetemi. Mi interessa sapere se funziona anche per voi.

Moderare a TEC4I è stato un privilegio (e un’occasione per imparare ancora)

Qualche giorno fa mi sono trovato, ancora una volta, davanti a una platea di innovatori. Questa volta non per parlare, ma per ascoltare, guidare, moderare. L’occasione era “Direzione Futuro”, l’evento per i 25 anni di TEC4I FVG. Oltre 120 partecipanti, una giornata dedicata all’innovazione, temi che spaziano dalla cybersecurity al futuro manifatturiero del territorio.


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Un approfondimento giornalistico in Grecia sulla mia Digitalogia

Il magazine greco del gruppo 24 MEDIA dedica un articolo al mio libro e alla mia filosofia: “La Digitalogia ci ricorda il valore dell’attimo presente”

Mi ha colpito ricevere una notifica di Google Alert che mi segnalava un articolo su ON Wellness, uno dei principali magazine greci dedicati al benessere e alla cultura consapevole. L’approfondimento, firmato dalla giornalista Elena Boulia, esplora la mia visione del digitale e la filosofia della Digitalogia. La testata fa parte di 24 MEDIA, uno dei più grandi gruppi editoriali digitali della Grecia, e ha un pubblico di 60 milioni di utenti mensili.


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Nemmeno un pianoforte ha un’anima, se nessuno lo suona

Quando un amico ti avvisa che sei sul giornale con Digitalogia, album e libro

Una mattina ti svegli con una notifica da un amico: è la foto del Messaggero Veneto con la tua faccia a centro pagina (grazie Roberto). E infatti eccomi lì, in un bell’articolo sulla musica generativa che racconta il mio album Digitalogia – La colonna sonora e il libro che l’ha ispirato.

“…il caso dell’udinese Gabriele Gobbo, già noto per il bestseller Amazon ‘Digitalogia’. Ora quelle pagine si trasformano in musica: ‘Digitalogia – La colonna sonora’, un lavoro dove l’intelligenza artificiale è usata come uno strumento da suonare e dirigere, non come un generatore automatico…”
— Elisa Russo, Messaggero Veneto


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Il mio barista mi legge meglio di Google Ads

Quello che coglie un barista in uno sguardo, Google lo manca anche dopo mille click. Una mia riflessione sull’intuizione umana che il digitale non avrà mai.

La macchina del caffè sbuffa, le tazzine tintinnano e l’aroma del caffè riempie l’aria. Vengo in questo bar da anni, da quando ero ragazzino. Il titolare se lo ricorda. Il personale cambia, ma nel giro di qualche settimana anche i nuovi sanno già cosa prendo: macchiato con latte freddo e brioche alla marmellata. Mi accomodo al mio solito tavolino con il giornale locale Quando è dietro al bancone, il proprietario preferisce servirmi lui. Non si limita a portarmi “il solito”. Prima osserva.


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Audizione al Ministero dell’Istruzione

Ho avuto l’onore di intervenire in audizione al tavolo tecnico del Ministero dell’Istruzione dedicato al contrasto al cyberbullismo e allo sviluppo di una comunicazione efficace e positiva, assieme anche a rappresentanti di Google e Meta.

Sono intervenuto su temi che per me sono da sempre fondamentali: ho portato la visione degli insegnanti che formo sul bullismo, l’esperienza del Digital Security Festival, con cui incontro ogni anno centinaia di ragazzi e ragazze nelle scuole, e ho avuto la possibilità di spiegare come, con il mio neologismo Sonnambuli Digitali, voglio confutare la credenza comune che i giovani siano davvero nativi digitali. Inoltre ho potuto parlare del mio libro Digitalogia, che raccoglie riflessioni e strumenti utili proprio per affrontare queste sfide culturali.


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Il negozio che Amazon non ha ucciso: una lezione di umanità digitale

Quando la memoria vale più dei dati

C’è un negozio di elettrodomestici, nella piccola cittadina dell’estremo nordest d’Italia dove vivo, incastonata fra Venezia, l’Austria e la Slovenia, che frequento da trent’anni. E forse la mia famiglia da ancora più tempo. E no, non è morto. Nonostante Amazon, i centri commerciali, le catene, gli ipermercati e la corsa agli sconti digitali. Anzi, è più vivo che mai.


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Digitalogia: un po’ di sanità digitale, dall’Italia per il mondo

Meno strumenti, meno fuffa, più presenza.

Dicono che non si può sfuggire al mondo digitale, e forse è vero, ma non serve nemmeno fuggire: basta guardarlo diversamente. E sì, se ve lo stavate chiedendo, il titolo probabilmente è esagerato.

La Digitalogia non è una moda grazie a dio, è un modo che ho distillato nel tempo, negli anni, di guardare la vita satura di tecnologia senza hype e senza cercare vie di fuga. Non promette disintossicazione, offre digestione.


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Padroni digitali e testardaggine italiana

Perché dovremmo smettere di costruire i nostri business solo su terreni digitali in affitto

Nella Silicon Valley, la velocità è sacra. Scala velocemente. Automatizza. Ottimizza. Muoviti veloce e rompi le cose (sii disruptive). In Italia, dovremmo muoverci diversamente. Abbiamo secoli di esperienza con “padroni di casa” che cambiano le regole. Eppure continuiamo a fidarci di quelli digitali.


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Keynote speaker a Como al Rotary Club per la serata Cyber Impact

La scorsa settimana ho avuto l’onore di essere il keynote speaker di uno degli incontri strategici del Rotary Club Como Baradello, per l’appuntamento “Cyber Impact: l’evoluzione dal web all’AI”. Ho parlato al Palace Hotel affacciato sul lago di Como, davanti a una platea formata da imprenditori, professionisti, dirigenti e fondatori di importanti realtà nazionali e internazionali. Il tipo di pubblico con cui è un piacere parlare di digitale e futuro, perché ascolta davvero.


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